Del territorio del Comune di Fornovo esistono molte tracce che ne confermano il popolamento e l’importanza già a partire dalla preistoria. L’epoca romana non solo vede sorgere il capoluogo, ma conferma l’importanza di questo territorio, nodo viario, punto strategico sia militare che mercantile. La Strada Romea di Monte Bardone, con l’arrivo dei Longobardi nel periodo medioevale, ne accresce ulteriormente l’importanza: dall’Alto Medioevo il valico della Cisa sarà, infatti, uno dei passaggi preferenziali per i collegamenti tra l’Europa centro-occidentale e Roma. L’ultimo grande evento che vide Fornovo protagonista della storia europea fu la battaglia in cui si fronteggiarono, il 5 luglio 1495, le truppe di Carlo VIII, di ritorno in Francia dopo aver conquistato il Regno di Napoli, e la Lega dei Collegati, che cercava di fermarlo. Nei secoli successivi l’apertura di nuovi valichi, come quello della Futa, dirottò gran parte dei traffici commerciali verso altre strade, più agevolmente percorribili, riducendo Fornovo a piccolo centro al servizio della montagna.
Una crudele epidemia di peste nel 1630 decimò la popolazione e ne rese difficile il sostentamento, fino ad allora basato sulle colture agricole. La ferrovia e il petrolio tra la fine del XIX secolo e gli inizi del Novecento mutarono ancora una volta le sorti del territorio. Dal 1883 al 1894 si aprirono numerosi tratti della linea ferroviaria Parma-La Spezia, nel 1910 la tramvia elettrica collegò Fornovo a Parma e nel 1913 entrò in funzione il raccordo ferroviario con Fidenza. In questo periodo si dà nuovo impulso alla strada della Cisa, iniziata da Napoleone, proseguita dalla duchessa Maria Luisa d’Austria e terminata nel 1859: da Fornovo la strada si snoda lungo il versante occidentale del monte Prinzera passando per Piantonia e Cassio. Nel 1905 viene inaugurato un nuovo ponte sul Taro, in cotto a venti arcate, che va a sostituire il secolare e pericoloso traghetto e Fornovo ritorna così ad essere nodo viario di primaria importanza. Nello stesso anno si costituisce la Società Petrolifera Italiana e il paese diventa il maggior centro italiano per la produzione e la lavorazione del petrolio, arrivando negli anni Trenta a coprire circa l’80% del fabbisogno nazionale. Le ripercussioni sul territorio sono immediate: nuovi posti di lavoro, incremento demografico ed espansione urbanistica. Le 144 incursioni aeree durante il secondo conflitto mondiale sottolineano ancora di più come il progresso, o meglio, la modernità, che aveva qualche anno prima investito la Valtaro come un ciclone, portava ora Fornovo ad essere un bersaglio bellico di prim’ordine. Le linee ferroviarie, la stazione, le cisterne della Petrolifera vennero colpite più volte, ma gli attacchi furono molto più distruttivi per la popolazione civile che per i primari obiettivi militari. Tra il 25 e il 29 aprile del 1945, quando altrove si festeggiava l’avvenuta Liberazione, il paese viveva l’ultima vicenda bellica nota come “Sacca di Fornovo”: mentre le truppe tedesche e fasciste si ritiravano dal settore occidentale della Linea Gotica, nel tentativo di raggiungere il Po e la pianura, furono fermate dai partigiani e dal Corpo di Spedizione brasiliano comandato dal Mar. Mascharenhas de Moraes, con un ingente dispiegamento di forze e di mezzi. Il dopoguerra vede la ripresa e l’espansione urbanistica. Dapprima verso l’alto del paese, poi in direzione di altri centri minori, come Riccò o la Salita, che ben presto smettono di essere centri satellite di Fornovo e acquisiscono una propria autonomia.
Documento pubblicato
grazie alla concessione
e alla collaborazione della
Comunità Montana
delle Valli del Taro e del Ceno
Illustrazione di Paolo Sacchi
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