Il pino silvestre - Pinus sylvestris
In provincia di Parma le formazioni spontanee di pino silvestre interessano circa 2000 ettari, 1300 dei quali ubicati in due settori circoscritti della Val Baganza: sulle pendici del monte Bosso e del monte Sporno.
Questi popolamenti sono il residuo di vaste associazioni vegetali dell'epoca post glaciale in cui il clima era spiccatamente continentale; il pino silvestre nelle nostre zone appeniniche rappresenta oggi uno dei limiti meridionali dell'areale di indigenato in Italia, rivestendo quindi una straordinaria importanza dal punto di vista botanico naturalistico, considerato che, secondo alcuni studiosi, rappresenterebbe una varietà ecotipica a sè stante rispetto al pino silvestre dell'areale alpino.
Il pino silvestre è un albero amante della luce (specie eliofila) e mostra di subire pesantemente la concorrenza delle latifoglie quando si trova ad essere consociato in soprassuoli densi.
Di conseguenza si insedia nell'Appennino sui versanti soleggiati, poggianti su terreni argillosi e poco profondi, che risultano poco ospitali per le più esigenti latifoglie.
In questi ambienti più o meno degradati, che ospitano generalmente boscaglie aperte, e quindi luminose, di rovella o veri e propri cespuglieti di ginepro, ginestra odorosa e citiso, il pino silvestre si comporta da pianta pioniera e dominante in virtù delle notevoli doti di adattabilità che ha nei confronti del suolo e del clima, essendo capace di resistere ai geli più intensi ed alle più lunghe estati siccitose dei climi continentali appenninici.
Documento pubblicato
grazie alla concessione
e alla collaborazione della
Comunità Montana
delle Valli del Taro e del Ceno
Illustrazione di Paolo Sacchi
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