Sponsor Test: SPORT-BIKE Noceto
percorso di prova: Noceto - S.Lucia - Neviano Rossi - Noceto
Oggi ho il privilegio di poter provare su strada questo gioiello tecnologico fornitomi da SPORT BIKE Noceto di Pietro Pesci: la specialissima TFZero Super Light di Fondriest. Sveglia di buon ora, quindi, anche perché la curiosità e l'impazienza mi impediscono di indugiare tra le coperte in questa uggiosissima Domenica di maggio. Colazione, borraccia e mantellina antipioggia e via che si parte da Noceto alla volta di Cella per iniziare questa prova. La TFZero mi accoglie subito in sella con una comodità e una reattività alle prime pedalate veramente sorprendente tanto che mi ritrovo subito a “mulinellare” a 95 pedalate. Imbocco la strada per il “Gatto Gambarone” e subito mi innesto sulla strada per Cella che nonostante un cielo plumbeo che non promette niente di buono pullula di ciclisti. I primi sorpassi mi inorgogliscono e sento alle mie spalle anche alcuni commenti sul mio “mezzo”. E' certo che la mia bici suscita tanta ammirazione quanta ne susciterebbe una Lamborghini! Ma subito il mio pensiero va alla prima asperità di giornata: il “piccolo Stelvio”, tornanti e contro-tornanti che si susseguono fino a località Cà Rossa. Sono già entrato in confidenza con la mia “TF” tanto che gli confido che le gambe non sono proprio come le vorrei vista anche la temperatura, ma alla Fondriest devono aver messo qualche “sensore neurale” in questo meraviglioso telaio da 798 grammi, tanto che la bici (6,8Kg complessivi!) sembra ascoltarmi e mi aiuta dandomi una sensazione di leggerezza in salita impareggiabile. Come nella canzone di Popoff che “...sbuffa, sbuffa e dopo un po'...” mi ritrovo allo scollinamento di Santa Lucia in un baleno. Di già? Impressionante, il piccolo Stelvio mi è sembrato più corto del solito! Allora giù 53-12 verso Case Caselli, e penso subito alla raccomandazione di Pietro: “attento nei rilanci in curva perchè è un po' morbida dietro!”. Sarà, ma a me sembra di avere una Katana di Hattori Hanzo tra le gambe, tanto che basta spostare il pensiero da destra a sinistra e viceversa per imporre alla TFZero traiettorie impeccabili e precisissime. Da qui a sentirsi onnipotente il passo è breve: infatti piombo su Sant'Andrea Bagni come un caccia F-18 in assetto da combattimento. Breve sosta in piazza per rifornimento idrico e una locandina di una serata del Dj Frambo affissa sopra la fontana mi suggerisce l'aggettivo che durante la discesa cercavo per definire questa bici: “Divina”. Il menu a questo punto prevederebbe il rientro dai tornanti che portano a Miano, ma questa Fondriest mi diverte troppo, e anche se le previsioni meteo danno pioggia dalla mattinata, decido di puntare verso Fornovo anche perché di pioggia sin qui ancora niente. Bene, mi fumo via l'odiatissimo tratto di fondovalle e attraverso Fornovo alla volta di Respiccio e qui, purtroppo, la pioggia arriva e tanta. Inizio la salita di Neviano Rossi sotto il diluvio ma la TF Zero sembra volermi ulteriormente incoraggiare a spingere sui pedali tanto che la sensazione di bagnato sparisce per lasciare posto ad una ulteriore soddisfazione di giornata. Anche la discesa verso San Vitale Baganza, tecnica e sconnessa, anche se inasprita dal bagnato con questa specialissima la affronto in sicurezza, anche perché i freni del Dura-Ace mordono e rispondono in maniera egregia. La discesa finisce in un attimo e ora è davvero ora di rientrare verso Noceto, ma mi faccio una ulteriore deviazione nei Boschi di Carrega e passo dal Centro Parco per buttare la mia Fondriest giù anche dalla discesa di Talignano...una goduria! La pioggia non è più un problema, la soddisfazione è tale che non sento più nulla: solo il fruscio dei cerchi Mavic R-Sys SL che rotolano in avanti che è una bellezza. Ormai sono arrivato alla base e il morale è molto alto un po' per le emozioni che la Fondriest TF Zero Light mi ha regalato e un po' per quello che mi aspetta. Un corroborante piatto di cappelletti in brodo di cappone con il più classico degli abbinamenti: un bel lambrusco scuro, anzi nò penso che opterò per un meno tradizionale ma ben più blasonato Jaques Picard “Art de Vigne” Millesime 2003. L'occasione è speciale e va celebrata.
Tanta salute a tutti.
Filippo Franci Provincial Geographic - Parma
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